“E la terza domanda te la feci
stando vicini, si, molto vicini.
Abbracciati eravamo.
Era abbraccio il nostro soffitto,
pareti e pavimento erano abbraccio,
di quel colore intenso
con cui dipinge tutto l’abbracciarsi.
Abbraccio fu la porta da cui entrammo.
La finestra era abbraccio.
La notte, i suoi prati,
il gregge di mansueti grattacieli
che brucavano stelle a crollo eretto,
lo vedevamo attraverso l’abbraccio.
La visione era l’abbraccio e udire abbraccio.
E i nostri sensi erano
talmente stretti gli uni contro gli altri
nell’offrire alla nostra unione le loro differenze,
che mai prima di allora videro
gli occhi quel che vide l’abbraccio.
Per questo io ti chiesi senza voce,
solo stringendo un po’ di più al mio petto
il tuo corpo che i cieli mi prestavano,
se tu sapevi scrivere
promesse coi tuoi occhi
e se nel primo foglio
del primo plico dell’aurora tu
mi volessi tacciare una parola
qualsiasi, per esempio “eterno”.
Avevo brama di sapere
qual è la tua scrittura quando l’anima scrive.
Ma tu non mi hai risposto. Lo capisco.
Ti eri già addormentata sul mio petto,
e la domanda come un’ala si disfece
urtando contro gli occhi ormai serrati.
Qualcuna delle sue parole o piume
-promessa, aurora, eterno-ti sfioreranno
l’anima, sì ma con dolcezza tale
che tu, credendole
un sogno come tanti, senza domanda,
non hai pensato mai di rispondere a un sogno”.
Pedro Salinas “Amore, mondo in pericolo”
Free Ph. “Portrait” by Pixabay
L’ha ribloggato su Le Poesie di ADA.
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