Quel giovedi non volevo nemmeno andare al dopo parto da Polina, c’erano le bimbe a casa per le vacanze pasquali ma ho necessità di parlare con E., eppoi c’è la riunione organizzativa per la preparazione della festa sull’Aia!
Come posso mancare?
Ci svegliamo tardi, il dopo parto inizia alle 10:30 ma ricordo che le donne vengono quando possono, così faccio anch’io.
Non voglio stressate S.N. e L. con i soliti “è tardi, muoviamoci”, in fondo sono le loro vacanze, e anche le mie!!
Facciamo colazione, preparo la borsa dei giochi: un puzzle, qualche foglio bianco, pennarelli, dei dadoni (uno è ancora a casa di Polina, chissà se lo ritroveremo) una palla…….
La borsa per i cibi, l’acqua.
Le bimbe si vestono e mi vesto anch’io!
Ok, si può partire e siamo in netto ritardo. Sono le 11!!!
Scendiamo e facciamo subito una fermata in paese per comprare qualche schiacciata e prelibatezze che preparano Valeria ed Alessia.
Ok, ora ci siamo e partiamo davvero.
Incomincia il viaggio.
Arriviamo a casa di Polina e da fuori vedo un camper. Rabbrividisco. Ma allora se c’è il camper significa che c’è anche P., e con lei la sua famiglia.
Io non li conosco all’infuori di P. e in una frazione di secondo mi ricordo delle ultime parole al Gruppo Donne Esperienza Cesareo: chissà, magari ci vediamo da Polina al Dopoparto. E così è stato. Questa coincidenza mi commuove, mi sento in fermento e sono felice di esserle accanto in qualche modo.
Mi siedo sul prato, grazie a Dio quel giorno c’era un sole fantastico, stendo la coperta azzurra presa a Bali.
Le bimbe fanno subito amiciza con le altre bimbe presenti! Meno male, penso, mi sento libera di parlare e di godermi il cerchio perchè questa volta sono pari a tutte le altre mamme con bimbe appresso.
Cominciamo a parlare dell’organizzazione della festa, da fuori si sente la voce di P., mi sembrano grida di separazione, vedo suo marito e sua figlia che entrano ed escono dalla casa da parto, e mi commuovo. Mi risuonano dentro, e sento in quel momento di essere parte dello scenario della nascita, mi sento molto responsabile per questo, sento che qualsiasi passo o movimento o cosa che dico potrebbe influenzare il tutto. Come anche no. Ma sento che ho il dovere di fare meno chiasso possibile per permettere che il bambino o la bambina (ancora non si sapeva il sesso) venga alla luce.
Mentre parliamo della festa vedo che S., una donna che fa parte del gruppo si allontana. Io guardo nella direzione in cui si è fermata e faccio fatica a guardare. Oltre al sole vedo una luce accecante, allora distolgo lo sguardo e ci riguardo per capire infine che quella luce è proprio lei: P. in questo fantastico vestito blu, vedo la potenza, la determinazione ma soprattutto vedo la LUCE.
Continuo a parlare, ma non mi azzardo ad alzarmi e avvicinarmi, fino a quando lei mi saluta.
Allora smetto di parlare, mi alzo e mi avvicino a lei. Lei è seduta, mi guarda e io la guardo intensamente non riesco a chiederle nulla e le dico solo “respira”…
Nell’ultimo messaggio che le ho inviato ricordo di averle scritto “buon viaggio”.
La vedo nel suo viaggio lungo e difficile e non riesco a dirle altro se non “respira”. Il respiro che ti connette con il tuo corpo, l’istinto e il tuo bambino. La saluto e torno al cerchio.
Dopo poco accanto alla magnifica pianta di fico vedo che suo marito e sua figlia giocano lì: sono vicini e distanti allo stesso tempo.
Sento di volerli contattare e percepisco che anche loro vogliono essere contattati, un pochino prima tutte le bimbe giocavano con lei, F., ora le bimbe sono sedute a mangiare, dunque mi alzo, seguo anch’io il mio istinto e mi dirigo verso di loro chiedendo se vogliono favorire un po’ della schiacciata che ho comprato.
Mi risponde A. un po’ seccato perchè è da due giorni che mangiano schiacciate, mi ringrazia e mi dice che sarebbe tornato nel camper per cucinare un po’ di riso.
Io torno al mio posto e mi dico che forse mi ero sbagliata, che A. è nervoso per la lunga attesa ed è da comprendere.
Torno nel cerchio, piano piano altre mamme se ne vanno e rimaniamo in tre, poi in due: io ed E.. Siamo stupite, guardiamo le bimbe che giocano come se si conoscessero da anni e penso che quel posto è magico, che si è impregnato della pace e della luce che porta la nascita e che influenza le relazioni.
Prima di andare via parlo con Polina e Sofia, le saluto e le chiedo se secondo loro posso proporre ad Alberto e sua figlia di venire a prendere un gelato insieme a noi.
Era nei nostri programmi, e mi sembra che le bimbe stiano bene insieme.
Seguo sempre l’istinto, noncurante della risposta secca datami precedentemente da A., penso che P. in quel momento ha bisogno di stare sola, non so da dove mi è venuta questa sensazione, non lo so davvero, ma la seguo e trovo le parole giuste.
Polina mi dice che può essere una buona idea, che noi donne siamo sempre piene di risorse, dunque mi ridirigo verso Alberto e glielo chiedo. Lui mi dice di aver già sentito cosa voglio proporgli e mi domanda se la gelateria è in paese e io gli rispondo di no, che non è in quel paese ma in un paese davvero vicino, a 15 minuti di auto, di stare tranquillo che lo avrei riaccompagnato a casa, che se voleva poteva venire con la mia macchina, ma lui decide per il si e di prendere la sua.
Sono felice e cominciamo a radunare le nostre cose.
Prima di andare via A. rientra nella casa da parto insieme a F., S.N., la mia primogenita vuole entrare insieme a loro e A. glielo impedisce.
S.N. viene da me dispiaciuta e mi domanda perchè non l’ha fatta entrare, lei voleva vedere, io le rispondo che la mamma di F. sta partorendo e che è giusto non interferire, che A. è nervoso per il parto e che bisogna aspettare solo qualche minuto, poi F. sarebbe uscita e saremmo andati tutti a mangiare il gelato!
Appena escono ci dirigiamo verso la gelateria, procedo lentamente per non perderli, ma ad una rotonda guardando nello specchietto retrovisore non li vedo più.
Oddio penso, li ho persi, e adesso? Cosa penseranno? Non ho il suo numero e lui non ha il mio!
Mi fermo in sosta un attimo per pensare e soprattutto per vedere se magari mi raggiungono ma non si vedono più.
Non ho altra alternativa, devo telefonare a Polina o a Sofia. Scelgo di chiamare Sofia ma il suo cognome mi inganna, non trovo il suo numero, allora chiamo Polina. Mi sento invadente, ma non ho alternativa. Mi risponde dopo poco, le spiego la situazione e dal telefono di P. mi manda il numero di A. che contatto subito e naturalmente ha il cellulare spento, gli lascio un messaggio
E ora? Decido di tornare indietro “alla rotonda” e mi domando il motivo per cui non gli ho chiesto subito il suo numero di telefono cellulare…chi avrebbe pensato che la macchina si sarebbe fermata?
Fortunatamente dopo qualche minuto mi chiama (aveva contattato Sofia che aveva il mio numero) e mi informa che la macchina si è fermata davanti al circolo “la casa del popolo di Pisanello”, io non so davvero dove sia, lui pensa sia un posto rinomato e famoso, ma per farla breve finalmente li raggiungiamo, lui parcheggia la macchina in un punto e credo che sia ancora lì! Finalmente tutti contenti andiamo a mangiare questo gelato.
Comincio a chiedere a N. (mio marito) e un’altra amica se conoscono un meccanico in zona ma la risposta è negativa e penso che tanto se c’è bisogno della macchina lì a casa di Polina ce ne sono sempre tante, e mi rassereno.
Vista l’energia in giro mi fermo a fare gasolio perchè l’auto era in riserva e non vorrei mai che anche la mia macchina si fermi in qualche punto!! Arriviamo finalmente in gelateria…
Mentre le bimbe giocano a nascondino A. mi fa il quarto grado sui miei parti e io glisso, non voglio in nessun modo portarlo fuori dal parto di P., dunque mi limito a dire dove sono nate le bimbe. Il tempo passa e arriva anche il momento di tornare a casa.
Rientrati le bimbe insistono che vogliono giocare insieme per più tempo, a questo punto però per me non è più accettabile rimanere dentro lo scenario della nascita, sento che se rimango fisicamente in quel posto sconfino il limite dell’invadenza e propongo ad A. e F. di andare al parco che si trova proprio vicino alla casa di Polina, A. risponde di getto di no mentre F. di getto risponde di si.
Evviva! Esulto dentro e con tutte e tre le bimbe andiamo al parco, A. ci accompagna e dopo poco corre dalla sua P. e dal suo bambino. Loro hanno bisogno di lui adesso: gli dico che posso rimanere un’altra mezz’ora e che lo aspetterò al parco, che io non tornerò lì se non per prendere la macchina che ovviamente ho lasciato fuori dal cancello.
Le bimbe sono eccitate e felici di questa nuova avventura e di questa nuova amiciza e io sono felice di riflesso.
Sono felice anche perchè mi sento davvero utile e perchè questa cosa “nata per caso” mi avvolge di una sensazione stupenda d’amore per tutto ciò che mi circonda.
Mi sento parte di una meravigliosa energia e sono grata per tutto quello che sto vivendo.
Dopo circa 30 minuti A. si presenta, vede che va tutto bene, F. ora si fida e mi dà da tenere anche la sua borraccia rosa (stupenda!).
A quel punto vedendo che lei reagisce davvero bene mi propongo di rimanere al parco per un’altra ora e mezza, lui mi chiede se davvero sono disposta a fare una cosa del genere per loro e io per difendermi dall’emozione che mi suscita col suo fare così diretto gli rispondo scherzando che si, lo posso fare, tanto sono disoccupata!
Oggi risponderei così ad A.: si lo farei perchè vedo che avete bisogno di stare da soli, perchè ho conosciuto P. al Cerchio Donne Esperienza Cesareo e mi fa davvero piacere aiutarla, che lo faccio dal profondo del cuore, che sono innamorata del mondo della nascita e che anzi, sono io che ringrazio voi per questa opportunità.
Devo dire che in questi casi i bambini sanno di cosa hanno bisogno (una mia carissima amica durante il parto della sua secondogenita mi aveva chiesto di stare con sua figlia, che nel bel mezzo della notte chiese a suo padre di poter venire a dormire a casa mia insieme a S.N.!), e se F. non avesse risposto subito di si forse non saremmo rimaste al parco fino alle ore 19:00, ma questa è un’altra storia.
Il tempo passa, le bimbe corrono da una giostra all’altra, giochiamo anche a palla, poi si fa anche una “sosta pipì” nei prati accanto alla chiesa.
Entriamo in chiesa, vorrei accendere una candela ma non ci sono candele di cera. Allora faccio una piccola preghiera che va a loro tutti che stanno assistendo alla nascita e soprattutto a P. e al suo bambino.
Rientrando L., la mia piccola, così dal nulla mi dice”mamma, sai perchè non scendevo quando ero nella tua pancia? Io volevo dormire…………..” e qui davvero non riesco più a trattenermi, mi emoziono tantissimo, respiro profondamente perchè non voglio che mi vedano piangere, ma vedo il senso di tutto, del mio essere lì, di ciò che è successo durante la nascita di L. e del mio incontro con P.
Salutiamo con un abbraccio, le bimbe vogliono salire ancora sulla pianta da fico, gli addii sono difficili, ma è ora di andare.
La sera mando un messaggio ad alcune persone, eccolo: “oggi ho fatto la doula per caso a marito e figlia di una donna che stava partorendo. E’ stato ed è ancora emozionante. E una cosa davvero magica la nascita.
Passano i giorni, io non vedo messaggi e dentro di me fremo per sapere. E’ nato o nata? Stanno bene? Ci penso e mi rispondo che sì, è andato tutto bene, E’ nato o nata, ma quando? Dove?
Resisto per 3 giorni, poi mando un messaggio a V. per chiederle se stanno bene e lei mi dice di si, che stanno bene, che il bambino (è maschio!) è nato.
Il 26 aprile al gruppo parliamo di P. e non vediamo l’ora che ritorni ad allietarci le orecchie con le sue storie, il suo saper ascoltare in silenzio.
Mi domando se e quando mi chiamerà e lo fa prestissimo. Il 2 maggio mentre andavo al corso di preparazione alla nascita alle Dieci Lune mi chiama e parliamo, mi ringrazia per quello che ho fatto e io la ringrazio perchè mi ringrazia. Sono felice di sentirla e sento che davvero sta bene.
Ci rivedremo forse alla festa sull’aia a fine giugno e mi prendo l’impegno per andarli a trovare per fare un picnic e conoscere la “luce” che mi ha abbagliato quel giorno: T.L.
Ci salutiamo dicendo che la vita è un dono in qualunque modo si presenti a noi.
Anna Maria Ricci
Foto Gratuita dal titolo “Birth” di Pixabay.com
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TAG: DOULA – NASCITA
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