Ringrazio
Mia madre Elena Giontella (Castrini) per la ricostruzione esperienziale della sua resistenza umbra nel 1945 a Camerata (PG) per cui ho l’autorizzazione verbale alla relativa pubblicazione.
E Paolo Amaddio perchè col suo video sul libro del Partigiano Adelmo Cervi ha indirettamente ispirato la creazione di questo post.
❤
Premessa
Ricordo la resistenza per senso civico, amore e gratitudine
Sono antifascista perchè le mie famiglie d’origine sanno direttamente cosa è stata la guerra, cosa è significato credere nel fascismo e come ha cambiato le nostre vite, oltre che per senso civico. Rispetto la legge e la nostra Costituzone.
Per essere antifascisti al giorno d’oggi credo si debba conoscere bene il fascismo, raccontarlo tutto nei minimi particolari e dettagli, raccontare le storie.
In questo post parlerò del ricordo della famiglia Castrini Leondina – Giontella Giuseppe, la famiglia d’origine di mia madre Elena, attraverso il suo sguardo e le sue parole, che ho ascoltato. In futuro ricostruirò anche la storia della famiglia di mio padre Ricci Sergio Giuseppe e Servili Maria.
Dopo la premessa, ecco il post!
Testo
Mi sono iscritta all’ANPI a gennaio di questo anno, appena in tempo prima della chiusura totale. Perciò mi avvicino al mondo dell’antifascismo attuale in modo diretto e lo faccio in primis aderendo all’associazione contribuendo con la tessera, direte voi…è poco, ma per me decidere di spendere 10 euro per un’Associazione e scegliere questa o un’altra fa la differenza. Contribuisco all’antifascismo diffondendo post e video creati da altre persone che conosco, e spesso anche di persone che non conosco; diffondo il maggior numero di informazioni sull’importanza del ricordo, della trasmissione dello stesso. Prima ero solo antifascista teorica e ideologica e nel cuore, perchè la famiglia da cui provengo era ed è di vera sinistra, La cosa curiosa è che la politica è sempre stata legata alla mia vita e anche alla mia nascita, infatti sono nata in casa 51 anni fa proprio dietro la sezione della Federazione Giovane Comunisti Italiani in via Giacomo Matteotti...perciò ho sempre respirato aria di vera sinistra e anche vissuta, soprattutto.
Mio nonno Giuseppe invece era socialista convinto, mi ha confermato mia madre, deduco anche mia nonna, per quei tempi era (quasi) scontato che le mogli seguissero nella politica chi avevano sposato.
Entrambe le famiglie dei miei genitori provengono dal cuore d’Italia, l’Umbria, una regione meravigliosa, nonno Giuseppe faceva il contadino, terra per grano e olivi, avevano molti animali con cui sopravvivevano: pecore, maiali, mucche, galline e galli, cani da caccia e gatti..sento ancora il profumo del pane appena sfornato, del latte appena munto e bevuto la mattina, della pasta fatta in casa, della pommarola preparata schiacciando i pomodori in cerchio tra donne, o lavorare a maglia e all’uncinetto dopo pranzo, e molto altro.
So da racconti di mia madre che hanno sempre dato nascondiglio ai partigiani, quando richiesto.
Mio nonno Giuseppe ha protetto con i denti e con tutto se stesso le 5 donne grandi e piccine di casa dagli occhi dei tedeschi, che si erano accampati davanti al loro casolare.
Gli invasori davanti e dentro casa, praticamente, un equilibrio di non facile gestione, direi. E ce l’hanno fatta.
E che dire di quando mia madre Elena di 9 anni, Anna 12, Silvia 14, Maria 16… sfollarono nei boschi, dormendo su un letto fatto di terra nei dintorni di Camerata, insieme ad una cugina del nonno, Irma Quaglietta lontane dai fratelli Antonio – il primogenito e Remo il più piccolo e dai loro genitori. Quando me lo racconta la sento felice, anche stamattina quando l’ho chiamata per verificare ancora e per l’ennesima volta le informazioni…ne ha parlato con amore e con occhi e bocca di bambina innocente. Ci stettero crede, una settimana, e quando i tedeschi se ne andarono, la mitica nonna Leondina – Doula per passione – andò felice e saltellante a “prenderle per riportarle a casa”
Il marito di Irma, invece anche se non era partigiano effettivo, resisteva insieme a tutti e andava da loro a portare i panini per la sopravvivenza.
Mia madre e tutta la sua famiglia sfollarono una seconda volta.
Dall’Umbria si sentiva il rimbombo lontano dei cannoni dell’insurrezione napoletana, così andarono tuttx e 8 in un rifugio. Precedentemente era una vecchia fornace completamente restaurata da mio nonno Giuseppe. Era un uomo eccezionale, un falegname, fattore, contadino, tuttofare, geniale, così l’aveva abbattuta e ricostruita… ponendo delle piante verdi sopra il tetto per mimetizzarla agli occhi di tuttx. Il pavimento era di terra battuta. Così lui insieme a nonna Leondina (Leo), mia madre Elena, e le zie Anna, Silvia e Maria e gli zii Antonio e Remo furono tuttx insieme quella volta. Mia nonna, così amorevole che ancora me la ricordo, così bella, appassionata, autorevole e dolce allo tesso tempo e soprattutto coraggiosa andava a casa sua sfidando i tedeschi per mungere la mucca da cui prendere il latte da portare alla sua famiglia e i panini al prosciutto crudo dei maiali della fattoria. Nonno invece rimaneva di guardia. Stettero lì, una settimana circa, mi ha confermato stamattina mia madre...”finchè non arrivò la notizia che gli americani e gli inglesi erano arrivati a salvarci e così siamo tornati a casa”.
Ho chiesto a mia madre chi li avvisò, ma non lo ricorda più e io credo, probabilmente i partigiani umbri. Mio nonno comunque non se ne stava sempre al rifugio, andava in giro per prendere informazioni utili.
I fratelli di mio nonno Giuseppe nel frattempo erano in guerra e quando tornarono a casa…non trovarono più la loro madre, mentre scrivo mi percorre un brivido lungo la schiena…
Se penso a tutto questo e traslo il ricordo nella mia vita attuale riconosco che deve essere stato un trauma inimmaginabile per tuttx al pari della morte delle due sorelline di mio nonno Giuseppe, Maria e Silvia rispettivamente di 18 mesi e di 18 anni decedute a causa della Spagnola nel 1918.
E’ la prima volta che metto per iscritto queste parole, mia madre me le ha sempre raccontate e io le ho sempre ascoltate, e ogni volta che la incontro ne parliamo… Chiedo: “Mamma ti va di parlarmi ancora della resistenza e della guerra?”…ogni volta il racconto si arricchisce di particolari e dettagli, ogni volta che lo faccio ci aggiungo automaticamente una nuova riflessione, perchè evolvendo si vedono più cose. Come è successo stamattina al telefono.
La narrazione è fondamentale per ricordare le proprie radici e lo è anche per trasmetterlo alla prole e a chi vorrà leggere, ricordare, trasmettere, ciò che molte famiglie hanno vissuto durante la guerra. Io credo sia un dovere civile farlo. E fondamentale anche per contrastare chi crede che certe pratiche non siano mai esistite e che la resistenza sia una cosa “vecchia”, al massimo da studiare per essere interrogati in storia.
Perciò sono convinta che più storie raccontiamo, più persone si rinsaviranno. Non si può sdoganare l’odio, senza dimenticarci da dove veniamo e cosa hanno fatto i Partigiani e le Partigiane d’italia e nel mondo per tuttx noi.
Custodisco anche il ricordo di mia suocera. Ma per questo non ho ancora richiesto l’autorizzazione alla pubblicazione, mi sento solo di “dire” che anche la sua paura di bambina durante la guerra mi è sempre arrivata dritta al cuore.
Mi piacerebbe fare un video e sapere di più della resistenza in Umbria, e in Toscana ma dal punto di vista delle donne e delle ragazze, e anche delle bambine.
I nostri figli e le nostre figlie sanno e ricorderanno, ma ora è importante che anche gli adulti tuttx facciano la propria parte.
Docu-Inchiesta I fili dell’odio
Ho guardato questo video, che vi ricondivido e che vi prego di guardare. Capirete perchè, oggi, ho scritto tutto questo. https://www.youtube.com/watch?v=c7bm5TQ8WY0
Siccome sono una femminista non posso non notare di come l’immagine dei partigiani veicoli molto di più di quella delle partigiane.
Mi perdonerete per l’osservazione, ma la resistenza l’abbiamo fatta tuttx, non solo gli uomini nè solo i Partigiani.
In ricordo dei miei nonni materni
Se chiudo gli occhi vedo ancora mio nonno Giuseppe con la scoppola sul capo seduto sul ceppo di legno a fumare la pipa…era lì in postazione di vedetta davanti al casolare ad aspettarci per darci il benvenuto quando andavamo a trovarli ad agosto ogni anno per 18 anni. Lui purtroppo è morto quando avevo circa 6 anni, ma ho ancora vivido il suo portamento autorevole e snello, a tratti autoritario ma buono nel cuore. Un uomo che sapeva il fatto suo, che non si lasciava di certo intimorire dai tedeschi, e che aveva anche un discreto fascino con le donne, ma di questo ne parlerò in un altro post. Mia nonna Leondina, invece me la ricordo sotto la grande quercia, a frescheggiare e a lavorare a maglia o accanto al grande camino a controllare il girarrosto o a prendere di nascosto i cachi dalla pianta che non poteva mangiare, essendo diabetica. Me la ricordo quando dovevamo ripartire nel suo letto e mi avvicinava per baciarmi e abbracciarmi sempre con le lacrime agli occhi, e con quella tristezza nello sguardo mi dava la mancia. Il regalo più importante che mi fece fu una macchina fotografica che ho ancora anno 1979, per la mia prima Comunione. Così ridendo e scherzando scatto foto per passione da 43 anni.
Mi ricordo le sue lunghe trecce d’argento raccolte.
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Anna Maria Ricci (Giontella) – San Giuliano Terme (PI) – 29/12/2020 18:17 editing stesso giorno 19:20 – 20:47 – 20:57 – 22:08
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Ph. ANTIFA Pixabay.com
Bella CIAO (canzone originale con testo)
L’ha ripubblicato su Le Poesie di A.d.A. (Arte di Ascoltare)e ha commentato:
Memories
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